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#BookReview: Images of Class. Operaismo, Autonomia and the Visual Arts

Jacopo Galimberti: Images of Class. Operaismo, Autonomia and the visual arts (1962–1988), Verso Books, London 2022, 448 pp. ISBN 1839765291

Images of Class

L’opera di Jacopo Galimberti offre un’analisi dettagliata e convincente dell’interazione tra arte e le correnti politico-filosofiche dell’operaismo e dell’autonomia durante gli anni Sessanta e Settanta in Italia, un periodo di profondi cambiamenti politici e sociali. Attraverso immagini iconiche e pubblicazioni come Quaderni Rossi e Classe Operaia, l’autore esamina come temi fondamentali quali potere, violenza e resistenza siano stati rappresentati nelle espressioni artistiche dell’epoca. Grazie a un’analisi accurata, il testo mette in luce la connessione tra pratica artistica e lotte di classe, aprendo nuove prospettive sulla rappresentazione e percezione delle classi sociali.

In circa 400 pagine, arricchite da 145 illustrazioni in bianco e nero e a colori, Galimberti fornisce una base solida per esplorare l’operaismo e l’autonomia da una prospettiva inedita. Questi due movimenti propugnavano una rilettura anti-autoritativa del pensiero marxista in Italia, concentrandosi sul ruolo della classe operaia come motore dello sviluppo capitalistico e mettendo in luce il suo potenziale come protagonista di un processo rivoluzionario, al di fuori delle istituzioni tradizionali (come partiti e sindacati).

Il metodo adottato si distingue per l’approccio interdisciplinare e critico. Mescolando discipline, materiali e fonti diverse, l’autore illumina le complesse relazioni tra arte, politica e movimenti sociali. Questo approccio consente di presentare l’arte non solo da un punto di vista estetico, ma come una pratica radicata in contesti politici e sociali specifici, evidenziando come essa possa sia influenzare i rapporti di potere e i processi di cambiamento sociale, sia essere influenzata da essi.

Secondo Galimberti, benché l’operaismo non abbia sviluppato una teoria estetica nel senso tradizionale, esso offre comunque spunti e categorie per analizzare la “relazione triangolare tra arte, idee politiche e produzione di sapere” (p. 5). I nove capitoli del libro spaziano su una vasta gamma di temi, dalla riflessione su lavori specifici di artisti e collettivi, fino all’analisi di come arte, letteratura, architettura e design abbiano rispecchiato e influenzato le idee dell’operaismo e dell’autonomia.

Nel primo capitolo, l’autore evidenzia l’importanza della critica letteraria come chiave per una riflessione sulla società di classe, prendendo come esempio le analisi del critico letterario Alberto Asor Rosa. Egli dimostra come le istituzioni letterarie e culturali possano riflettere e rafforzare le strutture di potere esistenti, ma anche come una rilettura critica delle opere letterarie possa offrire strumenti per decodificare e sfidare le narrazioni dominanti. Letteratura e cultura diventano così spazi di lotta per emancipazione e resistenza.

Particolarmente significativo è anche l’esame dell’influenza dell’operaismo sull’architettura, che l’autore esplora nel terzo capitolo attraverso lo studio della tesi di laurea di Claudio Greppi. Questo lavoro viene presentato come esempio di traduzione dei principi operaisti in pratica architettonica. Greppi, in un periodo di intense discussioni sul rapporto tra architettura, lavoro e società, propone una critica audace al capitalismo e una radicale riconfigurazione degli spazi urbani e architettonici, superando le convenzioni tradizionali e offrendo una visione innovativa che mira a destabilizzare i rapporti di potere e a promuovere l’autogestione e l’autonomia nella società.

Un altro tema centrale del libro è la teoria operaista della storia, volta a riscrivere la storia dal punto di vista della classe operaia e a indagare le esperienze delle comunità sociali piuttosto che quelle di partiti o sindacati che dichiarano di rappresentarle. Questo approccio ha arricchito in particolar modo la ricerca storica, ma ha ispirato anche numerosi studi in altre discipline, come l’architettura, la letteratura e le arti visive.

Nel settimo capitolo, Art against Housework, si esplora il ruolo delle donne e dei movimenti femministi, mettendo in luce come queste lotte abbiano formulato una critica essenziale alla concezione istituzionalizzata dell’arte e ridefinito il concetto di “lavoro produttivo”. Attraverso l’analisi delle azioni del Gruppo Immagine femminista e di altre iniziative simili, l’autore dimostra come arte e attivismo femminista abbiano contribuito a riconsiderare e criticare la scarsa visibilità del lavoro domestico nelle teorie dell’economia politica dell’epoca.

La chiusura del libro è dedicata alla descrizione di alcuni artisti e collettivi che hanno cercato di superare la tradizionale separazione tra arte e vita, proponendo forme di espressione innovative e radicali con l’obiettivo di mettere in discussione le istituzioni capitaliste. Questa sezione finale suggerisce nuove vie per un’arte che non sia solo estetica, ma anche strumento di riappropriazione degli spazi urbani, mezzo analitico per comprendere la riorganizzazione della classe operaia e fattore per progettare un futuro post-capitalista.

Infine, l’autore solleva una questione cruciale: è possibile rintracciare un approccio specificamente operaista nella produzione artistica? Riconoscendo i conflitti che caratterizzano questa corrente, egli individua tuttavia alcuni tratti comuni, tra cui la proletarizzazione del lavoro intellettuale come tesi centrale dell’analisi. Tale osservazione fornisce una chiave di lettura per comprendere le dinamiche sociali dell’epoca, ma rimane significativa anche nel dibattito contemporaneo, soprattutto in relazione alla composizione di classe e alle tensioni interne alle industrie creative.

L’opera rappresenta un contributo di notevole profondità e ampiezza, ridefinendo la nostra visione del rapporto tra pratica artistica, attivismo politico e dinamiche dei movimenti di classe. Le riflessioni sulla proletarizzazione del lavoro intellettuale, ad esempio, offrono un contributo essenziale alla comprensione della specifica situazione storica studiata, mantenendo al contempo una rilevanza attuale nelle discussioni sul ruolo dell’arte e della cultura nella società capitalista.

Coniugando analisi storica e interrogativi contemporanei, il lavoro di Galimberti amplia il nostro orizzonte sulle potenzialità della pratica artistica e intellettuale come mezzo di resistenza sociale e politica. Il suo libro è un contributo fondamentale alla storia dell’arte, alla teoria politica e agli studi sui movimenti sociali, e sarà sicuramente una risorsa preziosa per ricercatori, artisti e attivisti per molti anni a venire.

 


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Massimiliano Livi (29. Oktober 2024). #BookReview: Images of Class. Operaismo, Autonomia and the Visual Arts. TrIBES. Abgerufen am 9. Februar 2025 von https://doi.org/10.58079/12l7d


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