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Quando il desiderio femminile ridefinisce il maschile. Sessualità, emancipazione e paradossi nella commedia erotica italiana.

La società italiana tra la seconda metà degli anni Sessanta e il decennio successivo subì profonde trasformazioni culturali e sociali. Questi cambiamenti misero in discussione i tradizionali schemi di genere.[1] Le rivendicazioni femminili e giovanili di quel periodo resero più flessibili le relazioni tra sfera maschile e femminile. Inoltre, ampliarono gli spazi di autonomia decisionale delle donne e aprirono nuove possibilità di rinegoziazione dei vincoli gerarchici consolidati.

La ridefinizione dei rapporti di forza inaugurò anche un processo di trasformazione delle semantiche della sessualità. Le donne acquisirono un rinnovato protagonismo come soggetti attivi e consapevoli nella sfera sessuale.[2] Il rifiuto del tradizionale ruolo di “oggetto del desiderio” maschile segnò l’emergere di una nuova consapevolezza femminile. Questa si affermò progressivamente come “soggetto desiderante”.

Jacques Lacan, agli inizi degli anni Settanta, offrì una riflessione originale su questi processi. Attraverso una prospettiva psicoanalitica, indagò il ruolo della sessualità nella ricomposizione dei rapporti uomo-donna. Sebbene spesso accusato di adottare una prospettiva fallo-centrica, Lacan elaborò tuttavia una visione più sfumata, secondo cui la donna rappresenta per l’uomo ‘l’ora della verità’, ovvero una sfida che egli è chiamato ad affrontare attraverso il corpo femminile[3].

Nel pensiero lacaniano, la relazione tra uomo e donna è costantemente mediata da fantasie, mancanze e costruzioni simboliche, che non si risolvono mai in una fusione armonica. In questa prospettiva, il desiderio maschile trova la sua verità nel soddisfacimento del piacere femminile, inteso sia come origine sia come soluzione dell’enigma posto dalla donna. Tuttavia, il godimento femminile rimane per l’uomo un mistero insondabile e inaccessibile, che genera inevitabilmente angoscia. D’altro canto, fenomeni come la desessualizzazione delle relazioni uomo-donna, la loro riduzione ad amicizia o persino l’impotenza sessuale, vengono letti da Lacan come segnali di un’incapacità inconscia maschile di confrontarsi con la sfida rappresentata dal piacere femminile[4].

La riflessione psicoanalitica di Jacques Lacan fornisce strumenti interpretativi utili per analizzare i cambiamenti nei rapporti di genere degli anni Sessanta e Settanta. Lacan sottolineò il senso di smarrimento maschile di fronte a un desiderio femminile enigmatico, irriducibile alle forme di controllo tradizionali. Questa nuova configurazione del femminile, emersa con forza in un contesto di rivendicazioni e trasformazioni sociali, alterò profondamente le dinamiche di potere. I vecchi schemi di subordinazione divennero obsoleti.

La tensione generata da questa ridefinizione dei ruoli trova una delle sue rappresentazioni in quel cinema erotico italiano della fine degli anni Settanta in cui la dialettica tra maschile e femminile si riflette in modo paradossale e ironico.[5]

Il cinema erotico italiano esplose nella seconda metà degli anni Settanta come prodotto di intrattenimento commerciale che combinava situazioni erotiche con elementi di commedia degli equivoci, caratterizzandosi per una rappresentazione esplicita e caricaturale della sessualità.[6] La sua diffusione fu favorita dall’avvento delle prime emittenti televisive private. Queste, grazie a una maggiore libertà nella programmazione rispetto alla televisione pubblica, portarono questo tipo di B-Movie ad un pubblico più ampio, consolidandone il successo a livello locale e nazionale.

I protagonisti maschili, tra essi Lino Banfi, Alvaro Vitali e Lando Buzzanca, interpretavano personaggi goffi e caricaturali. Al contrario, le figure femminili, incarnate da attrici sex-symbol di quegli anni, come Edwige Fenech, Gloria Guida e Nadia Cassini, esercitavano un forte impatto scenico. Elevate a icone della cultura di massa, rappresentavano un’immagine femminile potente e seducente capace di ribaltare le dinamiche narrative tradizionali, relegando i protagonisti maschili a ruoli subordinati, dipendenti dalla loro disponibilità sessuale.

La commedia erotica (perché di fatto era soprattutto commedia) ha gito sulla società italiana come uno specchio – deformante e ironico – della nuova percezione della sessualità femminile e delle modalità maschili di rapportarsi ad essa. La rappresentazione di uomini inetti accanto a donne dalla prorompente carica sensuale mise in luce la difficoltà maschile nel confrontarsi con una femminilità sempre più emancipata. Le donne non erano più confinate al ruolo di oggetti passivi del desiderio maschile.

Sebbene sia diffusa l’idea che questo genere perpetuasse l’oggettivazione del corpo femminile, inserendolo in trame subordinate ai gusti di un pubblico maschile, esiste una lettura alternativa. In questa prospettiva, le protagoniste emergono come soggetti pienamente desideranti. Esse affermano un’autonomia scenica e narrativa che sovverte le dinamiche tradizionali del desiderio e ridefinisce le rappresentazioni del rapporto tra i generi.

L’analogia con la prospettiva lacaniana, che vede nella donna una fonte di angoscia per l’uomo, trova un’espressione emblematica nei “picari moderni” della commedia sexy all’italiana. Questi personaggi maschili, relegati a ruoli passivi e caricaturali, sono incapaci di decifrare l’enigma di una femminilità emancipata, vissuta come irraggiungibile e inappagabile. Ridotti quasi a spettatori impotenti di una sessualità fuori dal loro controllo, incarnano il frustrante paradigma del “guardare ma non toccare”.

La commedia erotica italiana rappresentò un fenomeno culturale significativo, con una certa popolarità anche oltre confine. La sua natura commerciale e il forte radicamento nel mainstream non ne limitarono l’impatto, ma al contrario lo accentuarono. Questo genere contribuì a consolidare nell’immaginario collettivo le dinamiche e le rappresentazioni proposte.

Attraverso modelli narrativi accessibili e trasversali, il cinema erotico italiano superò le analisi accademiche e intellettuali. Divenne una lente privilegiata per osservare i cambiamenti culturali e sociali dell’epoca.

La rappresentazione di modelli di mascolinità inetti e impotenti non fu una novità esclusiva della commedia erotica italiana. Anche altri generi cinematografici avevano esplorato figure maschili volubili e inadeguate.[7] Ciò che distingue il cinema erotico è la capacità di amplificare la portata simbolica di questa rappresentazione, utilizzando la dimensione sessuale ed estetica come strumenti chiave per sottolineare lo scarto visivo e narrativo tra i due generi. È proprio questa centralità del tema erotico a rendere tali commedie un caso di studio particolarmente significativo: attraverso un registro grottesco e ironico, esse evidenziano il disorientamento maschile di fronte a un’immagine femminile emancipata, ormai sganciata dai tradizionali schemi di subalternità e capace di rivendicare un proprio spazio di godimento e autonomia.

 

[1] G. Crainz, Storia del miracolo italiano. Culture, identità, trasformazioni fra anni cinquanta e sessanta, Donzelli, 2005.

[2] L. Cavallaro, Giurisprudenza. Politiche del desiderio ed economia del godimento nell’Italia contemporanea, Quodlibet, 2015.

[3] J. Lacan, Il Seminario. Libro XVIII. Di un discorso che non sarebbe del sembiante [1971], Einaudi, 2010, p. 28.

[4] Cavallaro, cit., p. 172.

[5] G. Rigola, Il comune senso del pudore: commedia erotica famigliare, sessualità e ruoli di genere nella società italiana degli anni Settanta, in «Cinema e storia: rivista annuale di studi interdisciplinari» numero speciale, 2019 (2019), pp. 139-153.

[6] G. Pavone, Giovannona Coscialunga a Cannes. Storia e riabilitazione della commedia all’italiana anni ‘70, Tarab, 1999. M. Giordano, D. Aramu, La commedia erotica italiana: vent’anni di cinema sexy made in Italy, Gremese Editore, 2000.

[7] G. Manzoli, Crisi e mascheramenti della sessualità maschile nel cinema italiano degli anni Sessanta, in “Cinergie”, n. 5, a. 2015, pp. 11-22.


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Leonardo Pesce (18. Januar 2025). Quando il desiderio femminile ridefinisce il maschile. Sessualità, emancipazione e paradossi nella commedia erotica italiana. TrIBES. Abgerufen am 9. Februar 2025 von https://doi.org/10.58079/133v5


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